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libreria giurisprudenza

Lo scopo in poche parole è di rendere l’omotransfobia un reato vero e proprio collegando la condotta (discriminatoria, di minaccia, violenza fisica o verbale, diffamazione etc.) al motivo per la quale la stessa viene messa in atto andando ad aggiungere questi comportamenti ai crimini, cosiddetti, d’odio.
I crimini d’odio, infatti, oltre ad avere una componente psicologica di solito particolarmente viscerale e ad estrinsecarsi in modo estremamente violento, risultano anche ripetibili, in astratto, all’infinito sia soggettivamente (cambiando la vittima) che oggettivamente (ripetendo la condotta) esponendo non solo il soggetto che il quel momento ne è colpito ma l’intero gruppo a cui appartiene alla possibilità di subire tali situazioni: nei crimini d’odio, infatti, non abbiamo una condotta fatta contro un soggetto per un suo comportamento ma per la sua semplice appartenenza ad un gruppo.

Pubblicato in Giurisprudenza

La reputazione dei minori nell'era digitale
Quanti sono i minori che nel mondo, ogni giorno si connettono a internet, utilizzano i social network o utilizzano app che con l’ausilio di internet carpiscono i loro dati?
Difficile quantificare, ma secondo le stime dell’UNICEF del 2018 parliamo circa del 71% dei minori di tutto il mondo; in Italia secondo Save the Children il 54% dei bambini tra i 6 e 10 anni utilizza la connessione da casa al pari del 94% degli adolescenti. 

Pubblicato in Giurisprudenza

BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO

   7) LA VERONICA DI ADRIANO PANATTA

Il 1976 per Adriano Panatta fu un anno incredibile, in cui riuscì a vincere di seguito gli Internazionali di Roma, il Roland Garros di Parigi e la Coppa Davis. Da allora c'è una domanda che il tennista si sente rivolgere più spesso di tutte le altre. E cioè: “È stato più importante vincere a Roma o a Parigi?” A volte può essere declinata in altre forme – da “Quale vittoria è stata la più emozionante?” a “Preferisci ricordare Roma, Parigi o Santiago?” – ma tanto il problema di fondo non cambia.

Pubblicato in Società

BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO

   6) IL '68 TENNISTICO

Gli anni ’70 sono un decennio decisivo per il tennis italiano. In questi anni, i nostri campioni Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli riescono a compiere ciò che fino a pochi mesi prima sembrava un’idea assurda: mostrare all’Italia un tennis per tutti, al di là di ogni barriera sociale. Specialmente a Roma, il successo di Adriano Panatta porta finalmente il tennis fuori dalla ristretta cerchia dei circoli esclusivi fin nelle case della gente, crea una buona industria sportiva e contemporaneamente dà lavoro a molte persone.

Pubblicato in Società

BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO

   5) PIETRANGELI IL GRANDE, TRA LAZIO E DOLCE VITA

Pietrangeli conosce casualmente Tommaso Maestrelli e Bob Lovati a Bari, quando entrambi sono ancora calciatori in attività. Li ritrova anni dopo, a Roma, quando sono diventati rispettivamente l’allenatore e il vice-allenatore della sua squadra del cuore, la Lazio e non ci mette poi molto a chiedere loro, tra il serio e il faceto, se può andare ogni tanto ad allenarsi con la prima squadra a Tor di Quinto, tra l’altro vicino a casa sua.
Maestrelli acconsente e Pietrangeli si comincia a scaldare a bordo campo, ma la squadra è un po’ imbarazzata: nessuno sa se dargli del lei o del tu, non sanno se passargli la palla, non se la sentono di avvicinarsi troppo.

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LA STORIA DEL TENNIS ROMANO DAGLI ANNI ‘20 AD OGGI

   4) LEA PERICOLI E SILVANA LAZZARINO

Anche se vanta origini milanesi e un lungo trascorso nelle colonie africane, Lea Pericoli – la First Lady del tennis tricolore – può essere a buon diritto considerata romana d’adozione.
“Il giorno prima di Wimbledon, tra i verdi fondali del club di Hurlingham, Lea appariva in tute trapuntate d’oro, sottanine piumate, trafori, reti, lamé sconvolgenti.” Scriveva di lei il cronista per antonomasia del tennis italiano, Gianni Clerici. “Non mancava mai, la sua foto, sui giornali inglesi della domenica, e ci consolava un tantino della sua imminente eliminazione, perché la Pericoli fu certo più affascinante donna che grande tennista […] Contro le amazzoni, Lea giocò qualche stupenda partita con le sue armi di autodidatta”.

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LA STORIA DEL TENNIS ROMANO DAGLI ANNI ‘20 AD OGGI

   3) IL GIOVANE PANATTA

Domenica 9 luglio 1950, Circolo Tennis Parioli: fra la scalinata liberty e le fontane, fra i campi e le panchine, sotto gli alberi prende il fresco un gruppo di allegri giovanotti della Roma bene.

Di gran carriera va loro incontro il custode Ascenzio, impaziente di comunicare a tutti una splendida notizia.
“Sapete?” comunica baldanzoso al suo pubblico in attesa “è nato mio figlio!”
A cotanto annuncio, l’inaspettata risposta si palesa come un sonoro: “E chissenefrega!”

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BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO

   2) IL GIOVANE PIETRANGELI

È a dir poco una faccenda d’altri tempi, quella che ha portato alla nascita a Roma di uno dei più grandi sportivi italiani. Risale all’inizio del Novecento e ha le sue radici ramificate in più nazioni. Da una parte abbiamo il colonnello Alexis Von Yourgens, figlio di uno dei medici dello Zar Nicola II di Russia il quale – subito dopo lo scoppio della rivoluzione – fugge, abbandonando la sua patria con la zarina Anastasia, i quattro figli e la domestica.

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STORIA DEL TENNIS ROMANO A PUNTATE

   1) LE ORIGINI

Nell’Italia sportiva, la popolarità del tennis ha storicamente attraversato fasi luminose e altre più buie. Forse ciò è dovuto alla matrice spiccatamente britannica di questo sport (ventennio fascista) o forse all’assenza prolungata di grandi campioni del calibro dei mai dimenticati Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta.
In tempi più recenti, però, il popolo italiano sembra nuovamente interessato a questa disciplina fatta di erba verde e terra rossa, di scambi interminabili e avvincenti dispute relative a righe e palline.

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Il punto di diritto - Nel diritto nazionale

Nonostante il diritto Italiano come anche il diritto europeo mettano sulla carta le medesime possibilità in capo a uomini e donne senza alcuna distinzione; basti pensare agli articoli 3 e 37 della nostra Costituzione:

Articolo 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Articolo 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.

Pubblicato in Giurisprudenza

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