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libreria giurisprudenza

19 Giu 2019

Che fine ha fatto la protesta di Wikipedia? La Direttiva UE sul copyright sta per essere promulgata

Scritto da

Vi ricordate quando Wikipedia si oscurò per protestare affinché non venisse approvata la direttiva europea che avrebbe limitato la possibilità di pubblicazione online di contenuti protetti da copyright? Ebbene, nonostante la vigorosa protesta della nostra enciclopedia online preferita, così come di altri soggetti che sarebbero stati colpiti dalla nuova normativa, il 15 aprile 2019 la proposta di direttiva “incriminata” è stata comunque approvata dal Consiglio dell’Unione Europea, ultimo step prima della promulgazione definitiva in Gazzetta Ufficiale.

Da quel momento, poi, gli Stati membri avranno 24 mesi per poter recepire la direttiva, adattando la propria legislazione alla nuova normativa proveniente dall’UE.

Volendo toccare rapidamente con la memoria quella che è stata la protesta portata avanti per qualche tempo da alcune piattaforme online, ci si può vagamente ricordare di come si parlasse della creazione di un “blocco” nell’utilizzo del web e dei suoi contenuti, di come, cioè, la nuova normativa avrebbe creato o accentuato una barriera attualmente inesistente e potenzialmente anacronistica, in quanto non sintonizzata o sintonizzabile con la libertà di circolazione del world wild web.

 

Tuttavia, già quando abbiamo parlato di tali eventi, ci si era permessi di porre un dubbio riguardo tale punto di vista, cercando di esaminare più ampiamente la questione, calandosi anche nei panni di coloro che, proprio con la libertà tipica dell’era digitale, vedono compressi e schiacciati i diritti (soprattutto economici) legati alla loro figura: gli autori.

 

La relazione che accompagna la proposta di direttiva UE 2016/0280 risulta molto interessante a fini esplicativi, in quanto pone in luce un aspetto diverso dell’adattamento del diritto d’autore alla libertà digitale: essa lascia intendere che, affinché ci possa essere un reale adattamento, debba esserci una reale protezione del diritto d’autore. Ciò potrebbe essere possibile, appunto, creando e rafforzando una disciplina che sia tipicamente globale, di modo che possa colpire indistintamente ogni tipologia di circolazione delle opere, a prescindere dal mezzo utilizzato o dallo Stato nel quale avviene un determinato utilizzo di una qualunque opera protetta da copyright.

 

Volendo andare più nel concreto, nella proposta approvata dagli organi legislativi dell’UE, si legge come i problemi che la direttiva si pone tendano a scendere nel dettaglio della concessione, dello sfruttamento e della circolazione transfrontaliera dei contenuti protetti da diritto d’autore. Si affrontano temi quali l’utilizzo di piattaforme online all’interno delle dinamiche dell’istruzione e della ricerca o nel campo della messa a disposizione del patrimonio dei beni culturali.

 

Ma il tema che coinvolge un po’ universalmente l’utente medio è sicuramente quello della diretta conseguenza dell’emergere di nuovi modelli di business, come risultato dell’evoluzione tecnologica, che vedono Internet come nucleo principale della rete di distribuzione e circolazione dei contenuti protetti da copyright.

 

Ciò significa che con l’aumento della disponibilità dei “prodotti” vi è un contemporaneo aumento delle difficoltà per coloro i quali tentino di ottenere licenze o di diffondere le proprie opere online; il che, come si legge nella relazione, “potrebbe mettere a rischio lo sviluppo della creatività europea e la produzione di contenuti creativi”.

 

Ed ecco qui il cuore pulsante della proposta: porre in essere un sistema normativo che punti a garantire che titolari dei diritti e autori ricevano una quota equa dal valore generato dall’utilizzo effettivo delle loro opere.

 

Si punta a migliorare la posizione dei titolari dei diritti nel momento della negoziazione e della remunerazione per lo sfruttamento dei contenuti da parte di ogni piattaforma online che dia la possibilità all’utente medio di caricare contenuti protetti da diritto d’autore. Ciò vale anche per cercare di garantire la sostenibilità del settore dell’editoria giornalistica. Gli strumenti più rilevanti che la normativa utilizza al fine di raggiungere tali risultati sono:

 

 wikipedia 1802614 640

 

La responsabilità delle piattaforme digitali per la pubblicazione di contenuti protetti da copyright. Da questo tipo di responsabilità - novità assoluta - sono esclusi alcuni tipi di contenuti quali quelli pubblicati dalle enciclopedie online gratuite (es. Wikipedia). Le piattaforme dovranno quindi “controllare” i contenuti prima che vengano pubblicati dagli utenti;

 

-       I titolari del diritto d’autore devono essere remunerati dalle piattaforme online per lo sfruttamento delle loro opere.

 

 

Le reazioni provocate dalla direttiva spaccano in due diverse fazioni l’opinione pubblica e, in particolare, la politica. C’è chi da un lato vede tale opera normativa quale un bavaglio per la libertà di espressione e chi invece la apprezza quale strumento per valorizzare l’opera dell’ingegno.

 

L’ex ministro Beatrice Lorenzin (Civica Popolare) ha espresso la propria soddisfazione, parlando di “una vittoria di civiltà a difesa del diritto d'autore e della creatività. Un passo in avanti importante contro chi su web ha lucrato fino ad oggi colpendo l’opera intellettuale senza vergogna, determinando così danni incalcolabili per gli autori”.

 

La commissaria UE al digitale Mariya Gabriel ha affermato: “La nuova direttiva permetterà di adeguare il diritto d’autore al Ventunesimo secolo, andando a vantaggio di autori, interpreti, giornalisti, editori, produttori di film e musicali. Il testo sosterrà la nostra stampa e il settore creativo”.

 

Certo le perplessità più pesanti riguardano il controllo preventivo che ogni piattaforma online dovrà effettuare al fine della gestione della pubblicazione dei contenuti: i controlli che dovranno porre in essere le entità che lavorano con numeri elevatissimi di utenti, quali FB o YouTube, non potranno mai essere manuali, ma colpiranno in maniera automatica, lavorando con algoritmi e filtri. Ciò che si teme è di andare incontro ad una forma di censura automatica che non valuti caso per caso la situazione effettiva.

 

Tuttavia, fintanto che la Direttiva non verrà promulgata e attuata, ogni opinione non può essere altro che una congettura. Attendiamo quindi che ogni Stato Membro adatti al proprio ordinamento normativo il contenuto di una novità giuridica di tale portata prima di poter esprimere un parere definitivo in merito.

 

 

 

 

www.ilsole24ore.com

 

www.wikipedia.org

 

www.eur-lex.europa.eu

 

www.agi.it

 

 

 

 

 

 

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Stefano Marcheselli

E' il fondatore di HumanEuropeCapital.

Laureato presso l'Università Bocconi di Milano, specializzato presso la Luiss Guido Carli a Roma, ha finito il percorso accademico presso l'Ecole de Commerce Solvay a Bruxelles.

Attualmente lavora come consulente in una consulting finanziaria a Milano.

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