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medicina

11 Dic 2018

Disturbo di personalità marginale e società dello spettacolo: quali correlazioni?

Scritto da

Le riflessioni che andrò a proporvi nascono da osservazioni fatte dalla pratica ambulatoriale e psicoterapica del CSM di Domegliara degli ultimi anni, durante i quali si è assistito ad un incremento di richieste di aiuto da parte di soggetti giovani, appartenenti alla fascia di età dai 16 ai 28 anni.

Dai dati emerge che codesta fascia di età di individui, rappresenta il 15,5% della prevalenza puntuale totale di cartelle attive.

Negli ultimi tre anni i nuovi contatti da parte di persone fra i sedici e i ventotto anni, mostrano un significativo aumento. Per quanto riguarda le diagnosi, pur tenendo conto dei limiti intrinseci al sistema classificatorio usato, che è ancora l'ICD 9, poco affinato per i disturbi di personalità e le doppie diagnosi, risulta che, se una importante fascia è rappresentata da quadri sintomatologici cosiddetti "tradizionali" disturbi ansiosi, depressivi, psicotici, vi è un significativo aumento di nuove patologie, come disturbi di personalità marginale, anoressia, bulimia o che è difficile descrivere con i quadri clinici riportati nelle classificazioni.

La seconda osservazione, emersa soprattutto in psicoterapie con soggetti con tratti di personalità marginale, è di trovarsi di fronte a percorsi di soggettivazione e a costruzioni psicopatologiche per le quali le teorie psicologiche e psicodinamiche dello sviluppo e della patogenesi appaiono a volte insufficienti per la loro comprensione.

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La lettura infatti, di queste teorie sempre fortemente incentrata sul rapporto genitoriale, che è considerato la coordinata principale dei meccanismi psichici che operano nel soggetto e di tutto ciò che l'inconscio investe, a volte risulta solo parzialmente idonea quando si tenta di applicarla a quelle "nuove forme del sintomo" che caratterizzano i quadri marginali di personalità.

Questo problema, in realtà non nuovo nel dibattito teorico dei modelli psicologici, appare assumere una rinnovata potenza e dei nuovi connotati nelle terapie di alcuni di questi soggetti, poiché è difficile non cogliere le strette connessioni fenomenologiche esistenti fra alcune caratteristiche sintomatologiche, sia di tipo affettivo che ideativo e comportamentale, e alcune peculiarità della società odierna, che riassumo con la denominazione data da Debord di "società dello spettacolo".

Nella sua analisi sulla società attuale, Debord scrive "tutta la vita delle società odierne nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta un’immensa accumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione... lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini... lo spettacolo non può essere compreso come un abuso del mondo visivo, prodotto da tecniche di produzione massiva delle immagini. Esso è invece una Weltanshaug divenuta effettiva, tradotta materialmente. È una visione del mondo che si è oggettivata".

Pezzella, analizza questa Weltanshaug oggettivata e il suo soggetto, che ne è l'artefice e il prodotto stesso, arrivando alla conclusione che con l'avvento della attuale società dello spettacolo si assiste alla progressiva sostituzione dell’Io tragico ed eroico freudiano e illuminista caratterizzato dall'eterno conflitto fra le istanze della psiche, fra il principio di realtà e il principio di piacere, spinto da una volontà di potenza e differenziazione con ľIo narcisista, il cui fine principale non è più quello di conquistare il mondo, quanto di sedurlo.

Questo soggetto viene descritto come continuamente in fuga da una incombente malinconia, compreso fra l'euforia dell'identificazione con l'immagine seduttoria e irresistibile di sé e lo sconforto per non essere riuscito a raggiungere la perfezione ideale del sogno; è un soggetto alimentato e vivificato dalla fantasmagoria delle merci, di cui insegue le metamorfosi e le continue proposte di novità, immerso nel universo dei possibili, ove ogni scelta è reversibile, ogni ruolo è mutevole; privo di una memoria personale, e ancor meno storica, estraneo a ogni legame sociale.

Nel nulla Pezzella individua le radici di questa società dello spettacolo, la quale diviene, allo stesso tempo, un tentativo di cura di questo nulla.

Difficile non cogliere le suggestive antologie fra la descrizione di questo nuovo soggetto nella realtà vissuta, e quelle caratteristiche, che incontriamo sempre più frequentemente nella pratica terapeutica, considerate specifiche per le nuove organizzazioni marginali di personalità, quali il vissuto del vuoto, la dispersione dell'identità, il senso emorragico del tempo e della vita, l'incapacità di costruire una trama dell'esperienza. Correale a proposito di questi pazienti scrive che "il substrato alla confusione emotiva, il catturamento nella realtà, l'attivazione di copioni tre fattori presenti in questi disturbi consiste in un senso globale, esistenziale, di insaturazione e mancanza, vissuto come una smania, una ricerca frenetica insaziabile di qualcosa che non coincide mai con gli oggetti disponibili, una sorta di fuga senza fine o corsa senza meta, che conferisce al paziente una tonalità in qualche modo emorragica del senso di sé".

L'ipotesi, che da tali osservazioni sembra poter scaturire, è che l'attuale società dello spettacolo, con la sua pervasività e diffusione, non è una decorazione sovrapposta del mondo reale, ma il "cuore dell’irrealismo della società reale", per cui "la realtà sorge nello spettacolo e lo spettacolo è reale"; e che pertanto non può essere considerata come un elemento che si limita a opprimere e reprimere, incanalare o espandere il soggetto come forse è la funzione che tutte le teorie dello sviluppo hanno attribuito all'ambiente sociale ma è un elemento che agisce ri-formando e pre-formando il soggetto dall'interno.

Potremmo considerarla come una nuova coordinata che si aggiunge a quella genitoriale e che è, nello stesso tempo, l'elemento in cui queste stesse coordinate sono immerse e da cui sono riplasmate.

Questa ipotesi sembrerebbe trovare un impianto teorico nella concezione "cartografica" di Deluze, secondo la quale per lo sviluppo dell'attività psichica sono essenziali i tragitti che il bambino compie nell'ambiente e le mappe che poi ne vengono redatte; egli accusa Freud di attribuire ai genitori delle funzioni primarie, indipendenti agli ambienti, ai quali il bambino accede solo dopo, per estensione e derivazione dalle figure parentali. I genitori stessi, invece, secondo Deluze devono essere concepiti come un che il bambino percorre, un ambiente in un altro ambiente, in un mondo che deriva da loro, dove spesso svolgono solo il ruolo di coloro che aprono o chiudono delle porte, sorvegliano delle soglie, collegano o scollegano delle zone.

Inoltre, poiché ogni ambiente è fatto di qualità, sostanze, potenze ed eventi, il tragitto che viene percorso non si confonde solo con la soggettività dell'ambiente stesso in quanto si riflette in coloro che lo percorrono.

Il riduzionismo del paradigma archeologico-genitoriale delle teorie psicologiche dello sviluppo, solitamente arginato con legittime motivazioni o con l'introduzione di un fattore genetico-costituzionale, o con un contributo di tipo semantico da parte delle teorie antropologiche e sociologiche, con le quali lo sviluppo di un soggetto acquista nuovi significati sotto la lente socio-culturale, nella concezione di Deluze sembra poter essere affrontato aprendo un campo di studio approfondito di quali qualità, sostanze, potenze è costituita questa società dello spettacolo, per poi individuare quali sono i tragitti che un soggetto giovane compie all'interno di essa, e cosa avviene nell'incontro di queste due soggettività. Contemporaneamente, poiché lo spettacolo è il tessuto di cui è costituita la realtà attuale, si impone la domanda di in che modo le mappe e il soggetto redige percorrendo i vari ambienti -l'ambiente-genitori, l'ambiente-scuola, l'ambiente motorino, l'ambiente corpo, l'ambiente discoteca ecc… entrano in contatto tra loro e come soggettività di ciascuno di questi ambienti vengono riplasmate dalla società dello spettacolo. La società dello spettacolo è infatti, un rapporto fra individui mediato da immagini: ma l'immagine spettacolare non è "l'immagine tradizionale che appartiene al passato, come traccia della memoria o al futuro come oggetto della speranza", non è cioè un’immagine che rivela l'assenza presente dell'oggetto che viene evocato. Nell'immagine dello spettacolo non agiscono questi rapporti temporali: essa produce il simulacro di una presenza immediata, che non è evocatrice di alcuna esperienza, e che distrugge ogni capacità metaforica. La sua potenza deriva dalla supposta e immediata coincidenza con l'oggetto presente, per cui la realtà è il segno di se stessa e non necessita di una rappresentazione diretta.

Pensiamo, quindi, che si imponga all'interno delle teorie psicologiche una riflessione di come i processi e le funzioni psicologiche interagiscono con una nuova immagine realtà, fatta di una sostanza prima sconosciuta, e di cosa venga prodotto da questa interazione.

Questa immagine, inesistente nei secoli precedenti, che quindi si è staccata da ciascun aspetto della vita per costruire un "movimento autonomo del non vivente", che è diffusamente presente in ogni ambito del quotidiano, come si riflette nei percorsi di soggettivazione e di strutturazione dell'attività psichica di un individuo? È possibile che questa realtà simulacro debba essere tirata in causa per comprendere meglio come e perché si struttura nei pazienti con disturbi marginali di personalità una sintomatologia caratterizzata da una carenza metaforica?

Quanto Correale ipotizza che alla base della diffusione della personalità marginale vi è un modo in cui gli oggetti non hanno potuto saldarsi agli affetti, che ne costituiscono l'elemento vitalizzante e significativo, per cui rimangono transitori e precari, non sarebbe necessario cercare di comprendere cosa accade quando i processi di identificazione e di limitazione si rivolgono agli oggetti simulacro dello spettacolo.

Questi infatti, sono oggetti immagini che non rimandano ad alcuna corporeità, quella stessa necessaria, con tutti i suoi attribuiti, per suscitare degli affetti decifrabili tramite i quali il mondo interno del soggetto può raggiungere una sua stabilità e conoscibilità; sono oggetti immagini privi di ombra, totalmente esauriti da un’unica prospettiva, con i quali il soggetto può essere unicamente il destinatario di un’informazione, e non l'interlocutore di un possibile dialogo. Di quel rapporto dialogico con l'altro necessario affinché la conoscenza del soggetto possa strutturarsi.

 

Bibliografia:

G. Debord “commentari sulla società dello spettacolo” Immagini, 1980
M. Pezzella “narcisismo e società dello spettacolo” Bruno Mondadori, 1998
M. Recalacati “l’ultima cena anoressia e bulimia” Bruno Mondadori, 1997
A. Correale e AL. “borderline” Borla, 2001

 

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Alberto Perrotta

Fin da bambino, mi ha sempre appasionato il funzionamento della mente umana....il sogno di bambino si è trasformato in realtà, medico, specializzato in psichiatria, oltre il mio lavoro sono un appasionato di volo, ho conseguito il brevetto PPL 

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