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libreria ingegneria

20 Mar 2017

L’uso della parola nei social: un’arma a doppio taglio

Scritto da

Negli ultimi anni è andato sempre più diffondendosi l’utilizzo, sbagliato, dei social, in particolar modo quando essi vengono usati come mezzo per screditare la dignità di una persona.
In alcuni casi l’atto diffamatorio è stato così pesante da non far più vivere una normale quotidianità alla persona coinvolta nell’episodio, riuscendo a farla sentire fuori posto e a disagio ovunque, costringendola cioè a vergognarsi e a rinchiudersi nel dolore e nel silenzio.

Un silenzio che, piano piano, diventa assordante tanto che alcune storie, purtroppo, hanno avuto risvolti negativi o, peggio ancora, tragici.
La parola, come tutti ben sappiamo, può assumere molti significati e può, alcune volte, ferire più di una colluttazione fisica. È un’arma molto potente e dobbiamo essere in grado di farne un buon uso.
Nella maggior parte dei casi le persone che vengono coinvolte sono i giovani, i portatori di handicap e le donne. Soffermiamoci su quest’ultima categoria non tanto perché ha una valenza maggiore delle altre ma perché le donne sono state le principali protagoniste della cronaca nera di questi ultimi tempi. Donne che sono state vessate su internet, perseguitate e maltrattate da uomini, se ancora così vogliamo chiamarli, sia verbalmente che fisicamente.

Potremmo fare una lunga lista di donne vittime di questo scempio, ma basti solo dire che sono davvero tante, ciascuna con una storia diversa dalle altre ma accomunate dal solito destino e cioè quello di essere state pubblicamente mortificate nella rete e tradite, al tempo stesso, dalla persona amata di cui si fidavano ciecamente. Plurime delusioni che vanno a distruggere e a dilaniare lo stato d’animo di una persona.
Decine i video che riproducono momenti di intimità tra due partner postati ovunque nella rete, screenshot di conversazioni w.app e fotografie che non lasciano troppo spazio all’immaginazione. Tutto alla mercé di tutti e che poi viene continuamente ricondiviso e, quasi scontato , accompagnato da commenti cattivi, offensivi ed indecenti. Solo per il gusto di deridere ed infangare lo status della ex compagna, perché sono stati lasciati, non sono stati cioè i primi a mettere fine alla relazione; per loro diventa una questione di orgoglio e quindi qualsiasi forma di rispetto viene ignorata.

Beh sì, parliamo soprattutto di ex coppie dove l’uomo non accetta che la storia d’amore sia giunta al termine. Ma se la storia doveva avere comunque una fine, solo l’uomo può sceglierne le modalità lasciando un segno indelebile a scapito della persona che aveva amato fino a poco tempo prima.
Non si può giudicare l’atto in sé e cioè quello del farsi riprendere durante un rapporto sessuale perché, se la coppia al momento del fatto è consenziente, va bene… Il problema nasce dopo, quando una delle due parti non è più d’accordo nel proseguire questo ‘gioco’. Se finisce l’amore nessuno ha il diritto di rendere pubblico ciò che fino a poco prima era e doveva rimanere privato.

Ci sono anche donne che per prime hanno inviato i propri video hard ad ‘amici’ credendo di aver fatto una ‘goliardata’ peccaminosa ma, alla fine, questa cosa si è rivolta loro contro, perché non avevano capito che i destinatari non erano persone raccomandabili e fidate, bensì tutt’altro. Possiamo prendere in esame, ad esempio, il caso di Tiziana Cantone che, nonostante i numerosi tentativi di bloccare i video nella rete, denunciare i diffamatori, cambiare cognome e città non le sono bastati a superare la vergogna e guardare oltre e, così, si è tolta la vita!
A Tiziana non è servito chiedere più volte aiuto, forse non è stato fatto abbastanza per lei o comunque non è stato fatto abbastanza contro chi l’ha indotta a compiere questo drammatico gesto.

Tutti noi, chi più e chi meno, abbiamo assistito passivi a questa vicenda che, seppur sgomenti per l’accaduto, abbiamo solo dato giudizi e la maggior parte di essi sono stati detti con molta superficialità.
Forse sarebbe il caso che, in futuro, si prestasse maggiore attenzione alle parole che vengono usate perché, come abbiamo ben capito e visto, possono fare male o, peggio, uccidere.

Cosa molto simile è successa ad Elisabetta Sterni. Anche lei ha vissuto lo stesso dramma ma ha saputo eroicamente reagire denunciando chi aveva pubblicato il video. Perché lei non ci sta! Non vuole darla vinta al carnefice (ex-ragazzo) e a tutti coloro che l’hanno giudicata senza motivo e che hanno dato eco alla vicenda.
Elisabetta aveva messo in conto che venendo allo scoperto, la sua dignità poteva sì essere ulteriormente messa in discussione ma sapeva anche che la forza d’animo e il desiderio di giustizia l’avrebbero spinta ad andare avanti con la sua vita e quindi a reagire. Lei ha sottolineato in più interviste e anche in alcuni post nei suoi social, che quello che aveva fatto non era illegale e che tante persone lo fanno normalmente. L’atto di condividerlo, a sua insaputa, dall’ex fidanzato doveva essere denunciato e che, reagendo in prima persona, voleva essere da monito a tutte le altre donne che avevano subito passivamente questo dramma.
Sicuramente adesso stiamo oltrepassando troppo spesso questo limite; dobbiamo trovare il modo di arginare tutto ciò intervenendo in prima persona ma anche coinvolgendo chi ci circonda, affinché la nostra azione/reazione sia più significativa e tangibile.

Un primo passo per risolvere questa grave situazione potrebbe essere quello di avere una maggiore prudenza e consapevolezza nel momento in cui decidiamo di immortalare determinati momenti con il proprio partner dato che, non sempre, le storie hanno un lieto fine, come nelle favole, e quindi l’essere più accorti sicuramente non guasta.
Poi, nel caso in cui, qualcosa dovesse essere resa pubblica sarà buona norma attivarsi tempestivamente con le autorità preposte cercando di bloccarne la divulgazione e denunciando i diffamatori; soprattutto bisogna cercare di non farsi sovrastare dalla paura e dalla vergogna. Il ‘danno’ ormai è stato fatto ma, non per questo, si deve lasciar perdere, rimettendoci in primis, vivendo nel disagio più totale o, addirittura, arrivare a gesti estremi.
Gli errori li commettiamo tutti, ogni giorno, ma se sappiamo come reagire affrontando meglio e con più tranquillità il presente.
Evitiamo di essere manipolati dai social e di utilizzarli per condannare gli altri; fondamentalmente sono nati per ‘comunicare’ con chi non è vicino a noi, per promuovere belle iniziative e per condividere i propri momenti con chi vogliamo, non certo per fare del male.
Ma se ciò non viene capito anzi, viene addirittura stravolto e frainteso, beh allora il problema non è la rete, siamo noi che non siamo più dotati di intelletto e regrediamo fino allo stato primordiale.

Carlotta Potenti

Opinionista, aretina. Laureata in Ingegneria Gestionale presso il DIISM di Siena.

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