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libreria ingegneria

10 Set 2018

Parola d'ordine: leggere

Scritto da

I poveri hanno grandi televisori, i ricchi hanno grandi librerie”.
(Jim Rohn)

Leggere è tante cose. La lettura è una sana abitudine che ti permette di migliorare te stesso, sempre, in qualunque modo tu legga; che tu riesca a finire ogni libro che cominci o meno, che tu scelga di leggere poesie o trattati di economia, leggere è uno strumento fondamentale per la tua esistenza. “Leggere è un enorme vantaggio competitivo”, dice Marco Montemagno, ti permette di arricchirti sotto un aspetto fondamentale della vita che è quello culturale. Il nostro bagaglio culturale è importante a prescindere da qualunque paragone, ma lo è ancor di più valutato alla luce del mondo, soprattutto del lavoro, nel quale viviamo; ciò è dimostrato dal fatto che spesso, quasi sempre, le persone di successo sono grandi lettori, sono cioè persone con una voglia costante di imparare, sperimentare, conoscere.

Ma i numeri ci raccontano che in Italia non si legge. Purtroppo i dati ISTAT 2017 (riferiti all’anno 2016), relativi al numero dei lettori, non sono confortanti e, anzi, rispecchiano appieno quello che sono le moderne concezioni della comunicazione, dell’acquisizione delle informazioni e della formazione della cultura in Italia.

Posto che sono considerati lettori le persone di 6 anni o più che dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali, ciò che si legge nel testo divulgato dall’ISTAT il 27 dicembre 2017 è un dato di complessivo calo del numero percentuale dei lettori in Italia. È subito chiaro come, dal picco del 46,8% del 2010, si registra un calo continuo: 46,1% nel 2012, 42% nel 2015 e 40,5% nel 2016 (ultimo dato disponibile).

Le donne leggono più degli uomini (47,1% contro 33,5%) e la fascia di età che legge maggiormente è quella dei giovani tra gli 11 e i 14 anni (51%).

Le differenziazioni non appaiono solo per sesso o età, ma ce ne accorgiamo anche sui piani della “dislocazione” territoriale, del livello di istruzione e dell’ambiente in cui si cresce:

• al Sud si legge poco (27,5%), soprattutto rispetto al Nord-Est (48,9%). Le regioni con un maggior numero di lettori sono il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia e la Valla D’Aosta, mentre all’ultimo posto della classifica nazionale si trova la Calabria;

• le persone laureate leggono di più rispetto al resto della popolazione: legge il 73,6% dei laureati e il 48,9% di coloro che hanno conseguito un diploma;

• i soggetti nati e cresciuti in famiglie di lettori leggono per il 66,9%, contro il 30,8% di persone nate in famiglie in cui entrambi i genitori non sono lettori.

In assoluto, si registra che la categoria di persone che legge di più è quella costituita dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni.

Un dato particolarmente interessante, a mio modesto avviso, e che si ricollega al problema della modernità, è quello relativo all’età dei laureati che leggono maggiormente: si legge di più tra i laureati over 65.

Forse è poca cosa, ma credo che sia sintomatico dell’abbassamento del valore della cultura degli ultimi anni il fatto che i giovani laureati leggano meno di chi la laurea l’ha conseguita qualche decennio fa. Il livello di cultura si abbassa, la qualità della scuola e della formazione accademica è sempre più scarsa: il risultato sono giovani laureati che, a parità di grado di istruzione, non eguagliano i loro predecessori in fatto di cultura (e non solo).

Un interessante intervento di bustle.com elenca, citando alcuni studi scientifici, 5 interessanti effetti che la lettura produce sul cervello. Essa:

1. aumenta le connettività celebrali. Secondo uno studio condotto dal Centro di Neuropolicità dell’Università di Emory, quando si legge aumenta la connessione della corteccia temporale sinistra, ossia quella parte del nostro cervello che è associata alla ricezione degli stimoli linguistici;

2. ci fa provare le stesse sensazioni dei personaggi dei libri. Lo stesso studio dell’Università di Emory spiega come la lettura stimoli anche l’attività nel solco centrale del cervello o in una regione responsabile dell’attività motoria primaria. Ciò significa che i neuroni in questa zona del cervello, quando leggiamo, si attivano per creare una sensazione di sperimentazione dell’esperienze lette;

3. crea maggiore materia bianca. I ricercatori della Carnegie Mellon University hanno scoperto come la lettura, soprattutto nei bambini, stimoli la produzione di materia bianca che, a sua volta, migliora la capacità di comunicazione all’interno del cervello;

4. migliora la memoria. Secondo una ricerca presso Haskins Laboratories, per la scienza della parola parlata e scritta, la lettura dà al cervello più tempo, rispetto ad altre attività visive, per fermare, pensare, elaborare e immaginare la narrazione. Questa attività mentale aiuta a mantenere attiva e forte la nostra memoria;

5. aumenta la capacità di attenzione. Secondo il neuroscenziato Susan Greenfield, quando leggiamo un romanzo, leggiamo linearmente, piuttosto che saltare sporadicamente da scheda a scheda, e pensiamo lentamente alle informazioni di fronte a noi. L’attività di prendere tempo per elaborare la narrazione, pensare agli strati complessi della storia e come si adattano, aumenta effettivamente la capacità di maggiore attenzione, specialmente nei bambini.

Facendo un ragionamento al contrario, si può dedurre il perché dell’abbassamento della cultura e della qualità dell’istruzione nel corso tempo, in classi sociali che sempre più ricorrono alla tecnologia e all’informazione concentrata in poche righe, mentre la lettura di un libro o la ricerca di un sapere approfondito e non istantaneo hanno ormai un ruolo marginale se non, in casi estremi, inesistente.

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Questa è la parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni”.
(Francis Scott Fitzgerald

 

Fonti:

libreriamo.it

www.istat.it

www.bustle.com

www.youtube.com

www.facebook.com

 

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Stefano Marcheselli

E' il fondatore di HumanEuropeCapital.

Laureato presso l'Università Bocconi di Milano, specializzato presso la Luiss Guido Carli a Roma, ha finito il percorso accademico presso l'Ecole de Commerce Solvay a Bruxelles.

Attualmente lavora come consulente in una consulting finanziaria a Milano.

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