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30 Apr 2019

The Greta Effect

Scritto da

“A me non importa di risultare impopolare, mi importa della giustizia climatica e del pianeta”. Queste le parole di Greta Thunberg, ragazza di 16 anni che combatte ogni giorno per ricordarci quanto sia delicato il nostro ecosistema, quanto l'uomo sia colpevole di averlo inquinato e quanto sia necessaria un'azione immediata volta a migliorare la situazione.

Il 16 Aprile 2019, la sedicenne si rivolge agli europarlamentari e severamente rimprovera loro: "Il nostro pianeta è un palazzo in fiamme. Ciononostante, negli ultimi tempi, avete organizzato tre summit sulla Brexit e nessuno sui cambiamenti climatici".

Al di là della stima che nutro nei confronti della persona e dell’importanza prioritaria che attribuisco alla sua causa, credo e temo, che le parole di Greta raggiungano principalmente due tipi di persone.

Da una parte ci sono i negazionisti, i complottisti e i maliziosi. In questa categoria troviamo tutti coloro che discreditano la rilevanza della causa, costruiscono teorie complottistiche o incontrano, nell’individuare alcune incoerenze nel comportamento della giovane attivista, l’unico modo di appagare le proprie frustrazioni (come quando Greta venne aggredita sul web perché ritratta in una foto mentre mangiava una banana, alimento principalmente prodotto in Asia e America Latina). Infatti, ce ne sono molte di persone che godono nel trovare le poche contraddizioni dimostrate dalla ragazza di 16 anni, ma poi magari son fiere di votare un partito che è nato con l’obiettivo di compiere una secessione e ora dice invece di rivolgersi a tutti gli italiani (a proposito di incoerenze). Ce ne sono molte che non possono fare a meno di accusare e criticare l’azione di un’attivista che ci esorta a salvare il pianeta da noi stessi ed a impedire che la Terra si trasformi in un pianeta inabitabile. Ed è così che si spiega l’emergere delle bieche invettive à la Feltri, o lo sragionare di migliaia (sono ottimista) di italiani, campioni nel confinare discorsi di tale ordine alla chiacchiera da bar. La mia, umile, opinione è che Greta, come ogni personaggio scomodo, rischia di non avere l’impatto di cui ha bisogno, nel periodo storico in cui opera. La storia non è mai stata troppo generosa coi personaggi scomodi, quegli individui che la pensano diversamente dai più, e che soprattutto mettono a nudo una realtà che è diversa da quella che noi tutti vorremmo. Sia esempi mitologici, come quelli di Cassandra e Laocoonte, che concreti esempi storici, come quelli di Giordano Bruno, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche, Giacomo Matteotti, Lev Trotzki e Martin Luther King, sono testimoni di questo. E proprio il grande Friedrich Nietzsche direbbe che non è insolito che le masse preferiscano una “morale degli schiavi” (che tende alla fuga dalla vita e dalla realtà) ad un atteggiamento superomistico (presa di coscienza della realtà e accettazione della vita per quella che è). Greta personifica per molti quella voce della coscienza che spesso vogliamo ammutolire per non sentirci immorali, colpevoli e spesso ipocriti. La giovane infatti ci ricorda che il nostro stile di vita “occidentale”, costruito sul consumismo compulsivo e sulla costante ricerca a del benessere materiale, è uno stile di vita del tutto insostenibile. Ci racconta una verità che non ci piace, e che magari preferiamo ignorare. Ci piace tantissimo usare l’automobile anche quando il suo utilizzo è del tutto superfluo, magari nonostante la presenza di traffico e la difficoltà nel trovare parcheggio, e questo perché abbiamo i deretani pesanti, riempiti dalla carne che consumiamo in eccesso e scaldati dalle ore e ore trascorse sui social o davanti alla tv, per seguire reality show, serie tv, calcio e gare di cucina. Ci piace comprare prodotti importati dall’estremo Oriente o dal Sud America, amiamo cambiare telefono ogni anno e non possiamo rinunciare all’utilizzo del caffè in capsule di plastica. Dato che siamo troppo pigri per rinunciare a questi piaceri materiali, e troppo vigliacchi per ammetterlo, preferiamo prendercela con una ragazzina di sedici anni, perché parlare con noi stessi e metterci in discussione è certamente troppo faticoso.

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Dall’altra parte ci sono i buonisti ed i superficiali. Questo è probabilmente il gruppo più esteso, ma auspicabilmente quello che sarebbe più facile smuovere. Troviamo qui tutti coloro che ammirano la giovane attivista e magari sentono anche un sincero interesse verso le tematiche dell’inquinamento ambientale e del conseguente surriscaldamento globale, ma che, nonostante tutto, non fanno nulla per supportare concretamente la causa e si accontentano di apporre un like ad un commento di Greta o di condividere un post pubblicato dal WWF per sentirsi a posto con la propria coscienza. Questa ampia platea di individui sente un reale senso di sgomento e disagio nel momento in cui, di fronte alla tv o al video YouTube, percepisce informazioni relative alla tematica del surriscaldamento globale con relativi annessi e connessi. Ciononostante, il senso di sconforto non sopravvive alla durata del talk show o del video su internet, ed una volta terminata l’esposizione al media, buona parte di ciò che era stato scoperto sul tema viene dimenticata, al che il soggetto torna a rifugiarsi nella propria routine, almeno fino al prossimo video o alla prossima volta che gli si presenterà la possibilità di trattare la tematica in pubblico. Questo atteggiamento approssimativo si spiega in parte col fatto che, dato il proliferare di mezzi di comunicazione multimediali, oggi siamo raggiunti da un sovrannumero di notizie, che indubbiamente diluisce la qualità dell’informazione, riduce la nostra capacità di prestare attenzione ed aumenta il nostro senso di indifferenza nei confronti di ogni avvenimento di cui veniamo a conoscenza. Ciononostante, la principale concausa di questo atteggiamento risiede sempre nel nostro attaccamento alla routine ed al nostro essere schiavi del sistema. Siamo talmente abituati a vivere per inerzia e a conformarci allo status quo, da diventare completamente incapaci di mettere in discussione le nostre abitudini, e da dimenticare l’importanza della partecipazione a “la cosa pubblica”. Gli uomini sono per natura interessati ad ottenere tutto e subito, e difficilmente son disposti a barattare un piacere immediato per un benessere di lungo periodo. Siamo succubi delle situazioni contingenti, al che più volte abbiamo dimostrato (come specie umana) di essere disposti ad agire in maniera coesa, solo quando la situazione diventa ormai insostenibile, non ulteriormente tollerabile.

Mi auguro con tutto il cuore di sbagliarmi, nella speranza che tutti noi possiamo immediatamente cominciare a modificare i nostri comportamenti, prima che sia troppo tardi. Il cambiamento è possibile, ma serve un’azione condivisa e costante. Buona parte della comunità scientifica ci dice che c’è ancora tempo di cambiare le cose, prima che il processo di surriscaldamento globale diventi irreversibile. D’altro canto, Greta ci dimostra che l’azione di chiunque può fare la differenza. Come disse il Mahatma Gandhi, “un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso”. Ricordatelo la prossima volta che uscite di casa e state per prendere l’auto, la prossima volta che al supermercato siete sul punto di comperare l’ennesimo etto di carne o alimento d’importazione, la prossima volta che decidete di non fare la differenziata per risparmiare tempo, la prossima volta che sprecate plastica, corrente elettrica, gas e acqua. I maggiori esperti di clima del mondo, tra i quali il professor Jim Skea, professore di Energia Sostenibile presso il Centro per la politica ambientale dell'Imperial College di Londra, hanno consegnato alle Nazioni Unite un report molto chiaro: fino al 2030 è necessario mantenere il riscaldamento della Terra ENTRO 1,5 gradi centigradi al di sopra del livello preindustriale se vogliamo evitare siccità, inondazioni e povertà per centinaia di migliaia di persone. Gli scienziati sostengono che l'obiettivo è raggiungibile, ma serve un’azione immediata. È ora di agire e cominciare a fare la differenza, perché come ha detto Greta, “siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo”.

 

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Roberto Talenti

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