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libreria ingegneria

26 Ott 2017

Perché le Soft Skills sono così importanti per un colloquio di lavoro?

Scritto da

Le aziende adesso vogliono altro.

Questo è quanto si evince dagli ultimi articoli pubblicati dalle riviste di business e marketing, praticamente non basta più avere un Cv con una buona carriera universitaria ed esperienze all’estero, serve quel valore aggiunto che contraddistingua un candidato da un altro.

 

Ma qual è questo ‘ingrediente segreto’? Siamo semplicemente noi, noi inteso come persone. 

Vengono cioè messe sotto un riflettore le nostre capacità relazionali, la nostra intraprendenza e capacità di adattamento alle situazioni più disparate.

Sembra un assurdo scrivere ciò perché siamo cresciuti con l’insegnamento che “più studi, più lauree prendi e più esperienze fai, più arriverai lontano” ed ora tutto questo è tanto, ma non abbastanza.

C’è da dire che prima o poi saremmo arrivati a questo punto, a capire cioè che non siano poi così importanti i voti di uscita o i vari master intrapresi quanto le potenzialità della persona. Mi spiego meglio, prima che venga fraintesa per quanto scritto.

Se la conoscenza che uno ha acquisito dopo tanto impegno, tanti sacrifici, rimane fine a se stessa, seppur essa sia eccelsa e non paragonabile ad altre, non porterà mai l’azienda a raggiungere gli obiettivi che si era prefissa. Serve un assetto personale molto forte che permetta all’individuo in questione di affrontare gli imprevisti, di reagire ad un fallimento ma, soprattutto, a far sviluppare in lui quella capacità di autocritica che nella maggior parte delle volte viene sostituita da una erronea sopravvalutazione di se stesso e delle proprie attitudini.

Ma come possiamo identificare queste competenze innate e quindi scegliere il miglior candidato durante un colloquio di lavoro?

È molto difficile ma non impossibile; la bravura sta nelle due persone che interagiscono durante l’incontro. L’esaminatore infatti è colui che è incaricato di scovare il talento in chi ha di fronte ed il candidato deve invece mettere sul tavolo tutti i suoi ‘assi nella manica’. Prima c’era quasi una sorta di chiusura nel mettersi ‘a nudo’ davanti all’esaminatore ora è diventato essenziale per poter essere presi in considerazione e poter concorrere all’ambito posto. Quindi se siete dei tipi un po’ timidi ed introversi iniziate a leggere qualche libro sulla comunicazione efficace e così potrete migliorare la vostra capacità comunicativa e relazionale. Ovviamente il parlare con persone diverse di argomenti di vario genere sprona maggiormente e fa sì che si raggiungano in minor tempo i risultati sperati.

Ma veniamo a noi ed identifichiamo meglio come si possano delineare queste doti; innanzitutto dando loro un nome: “Soft Skills” (dette anche People Skills). Queste abilità sono il contrario di tutte quelle competenze individuali misurabili, quantificabili ed osservabili che sono le famose Hard Skills (linguaggi di programmazione, conoscenza base di lingue straniere, competenze tecniche, conoscenza dei software, …).

soft

Le Soft Skills riguardano principalmente l’intelligenza emotiva, la capacità relazionale e la profonda consapevolezza dei nostri punti di forza e di debolezza.

Quello che le aziende al giorno d’oggi cercano sono quindi quelle capacità trasversali che un individuo ha innate o che, con tanta tenacia, è riuscito ad acquisire nel tempo mettendo in discussione se stesso, la sua personalità, cambiando anche quegli atteggiamenti che non portavano a niente di buono e di proficuo per ottenere un miglioramento evidente del suo carattere e conseguentemente anche dei risultati lavorativi.

Questi sono gli ambiti in cui possiamo riscontrare l’utilizzo delle Soft Skills.

  Schema 1 

Come potrete capire le Soft Skills riguardano tanti settori riferiti al quoziente di intelligenza emotiva. Essa è infatti difficile da misurare o parametrizzare tramite test oggettivi e quindi vi deve essere la necessità di far venire fuori la consapevolezza dei nostri bisogni, delle nostre capacità e dei nostri limiti per poi convogliare il tutto verso il raggiungimento degli obiettivi.

Logicamente le persone quando entrano in contatto con diverse realtà aziendali, con il loro modus operandi e con altri gruppi di lavoro devono essere già proiettate al cambiamento di tutto ciò che per loro prima era certo e sicuro. Flessibilità ed intraprendenza devono essere peculiari per partire bene fin dall’inizio.

Le Soft Skills possono essere ulteriormente divise in quattro settori: cognitive, relazionali, manageriali e realizzative.

Possiamo parlare di tre step fondamentali: Consapevolezza – Raggiungimento dell’obiettivo – Mantenimento dello standard raggiunto. Se possibile, sarebbe buona cosa incrementarlo e migliorarlo di volta in volta.

Le doti che maggiormente vengono prese in considerazione e valutate come essenziali da parte dell’azienda sono quelle riportate nella mappa sottostante.

Schema 2

Ovviamente non è che dobbiamo avere tutto questo “pacchetto” di Soft Skills intrinseco in noi ma, già averne più di una, permetterà di inserirsi meglio nel mondo del lavoro. L’avere o non avere queste competenze è una discriminante molto importante perché da esse dipendono vari effetti come, ad esempio, il flusso del lavoro, l’atmosfera all’interno di un team ma, soprattutto, il successo dell’azienda. Possiamo comunque, con tanto impegno e dedizione, cercare di implementarne delle nuove e scardinare così dei limiti che credevamo essere insormontabili ma che poi non si sono rivelati tali.

Il confronto con chi ci circonda è essenziale per avere sempre dei feedback tempestivi e diretti, quindi non tergiversate e mettetevi sempre in gioco, esprimendo il vostro punto di vista pur mantenendo il rispetto delle idee altrui.

Sicuramente per mostrare le proprie attitudini deve esserci il giusto contesto che è influenzato sia dalle persone con cui uno sta interagendo sia dallo stato emotivo che uno sta attraversando.

Alcune Best Practices per implementare maggiormente le nostre personali Skills sono:

  • Coltivare la fiducia in noi stessi. Non bisogna mai smettere di credere quanto valiamo, quanto possiamo dare ed imparare.

  • Ampliare il nostro campo visivo confrontandoci con chi ci circonda ma anche focalizzarci su noi stessi andando a potenziare ciò che sappiamo fare bene e che ci viene naturale ed a migliorare invece le nostre debolezze. Bisogna sempre avere una solida e forte consapevolezza di noi stessi.

  • Sperimentare quotidianamente qualcosa di nuovo, di mai fatto per poter mantenere vivo in noi il desiderio di apprendere e di metterci alla prova, facendo sviluppare l’ingegno ed il pensiero divergente. Questo tipo di pensiero dà la possibilità di analizzare il problema a 360° e di poter individuare più soluzioni. È una visone molto più dinamica ed elastica rispetto alla logica sequenziale a cui siamo soliti fare riferimento.

  • Sviluppare in noi quel senso di empatia verso chi collabora con noi perché più siamo sulla ‘stessa lunghezza d’onda’ più è possibile raggiungere il risultato auspicato. Bisogna cercare di individuare quel famoso ‘equilibrio perfetto’ in cui le nostre emozioni devono essere presenti ma non vincolanti la nostra ratio, tanto da non fare vivere il fallimento come frutto di una negativa o, peggio, distruttiva autocritica verso chi lo ha compiuto ma cercare sempre di estrapolare da ogni situazione un qualcosa di positivo ed istruttivo. Il pensiero ottimista  guida verso il buon risultato.

Bisogna essere pazienti, dare cioè a noi stessi il giusto tempo per capire se stiamo facendo bene o meno, mantenendo sempre vive in noi la determinazione e l’attenzione verso il nostro io interiore in rapporto con il mondo esterno.

Essere proattivi sarà la chiave di volta che ci porterà al successo personale e professionale ma anche a quello aziendale!

Fonti:

www.umaniversitas.it

pixabay.com 

 

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Carlotta Potenti

Opinionista, aretina. Laureata in Ingegneria Gestionale presso il DIISM di Siena.

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