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libreria ingegneria

26 Mar 2018

E adesso che si fa?

Scritto da


È questa la domanda da 1 milione di euro. Che si fa, ora? Chi governerà l’Italia? Come prevedibile il risultato elettorale ci ha consegnato un’Italia spaccata in tre, divisa tra le forze di destra, sinistra e il M5S. Risultato che, un tempo, avrebbe dato il via al valzer di alleanze e accordi per formare un governo più o meno stabile. Oggi, però, questo non sarà così semplice.

I motivi sono abbastanza semplici da intuire. L’Italia è passata da una repubblica parlamentare in cui le due camere giocavano un ruolo centrale all’interno dello scenario politico, a uno in cui le redini del gioco le tiene il governo. Per questo chi “vince” le elezioni vuole governare solo, senza alcuna interferenza degli altri partiti. Questo processo, nato dalla personalizzazione politica di berlusconiana memoria, ha portato all’idea di una democrazia presidenziale, in cui i cittadini decidono chi governa e non chi li rappresenta in parlamento. In barba alla bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre, che ha bocciato una riforma volta a disegnare un sistema politico tendente alla centralità del governo, queste elezioni ci consegnano una legislatura ancora più all’insegna dell’instabilità. Gli attori principali (Lega e Movimento 5 stelle) cercheranno di assoldare in qualsiasi modo il numero necessario di parlamentari senza lasciarsi andare ai tanto demonizzati “inciuci”. Inoltre, mentre un tempo la classe politica era di un elevato spessore culturale, specie nelle figure cardine dei leader di partito, oggi non lo è più. Questo processo, accentuato dalla politica dei tweet e degli slogan, non ha fatto altro che aumentare il peso della delegittimazione e della demonizzazione dell’avversario nel discorso politico dei partiti al posto della promozione delle proprie proposte. Come potrebbe un soggetto politico come il Movimento 5 stelle allearsi con il partito che ha “distrutto l’Italia”? Come potrebbe la Lega allearsi con il partito che ha “legittimato l’invasione”? Quando il discorso e la cultura politica si riducono a slogan, perdendo i contenuti, il risultato scontato è quello di una mancata possibilità di alleanze prolifiche.

prova inferrera

Il presidente Mattarella, dunque, si troverà in una grossa difficoltà nello scegliere a chi consegnare l’incarico di formare un governo. Che sia Matteo Salvini o Luigi Di Maio, le difficoltà resteranno comunque identiche. La coalizione di centro-destra dovrà convincere meno parlamentari rispetto ai grillini, ma non è detto che ci riesca. Probabilmente, per la prassi parlamentare, l’incarico di formare un governo spetterà a chi riuscirà a fare eleggere il presidente del Senato. A riguardo, per quanto paradossale possa sembrare, un ruolo centrale in questa legislatura potrebbe giocarlo il Pd con i suoi 105 deputati e 51 senatori. Il Pd potrebbe infatti “spostare gli equilibri” da una parte all’altra decidendo di allearsi con una delle due coalizioni più votate. Diversi appelli sono stati fatti in favore di alcune alleanze anche dal mondo dello spettacolo: Pif, per esempio, ha esplicitamente chiesto tramite un video su facebook un’alleanza con i grillini. Sempre sul web girano anche altre petizioni sempre in favore di un’alleanza con i 5 stelle, mentre tanti altri chiedono al Pd una sana e genuina opposizione. Sembra chiaro, dunque, che gli scontenti del partito di centrosinistra, in aperto conflitto con Renzi, saranno corteggiati dalle coalizioni vincenti in disperata ricerca di parlamentari per raggiungere il numero necessario di parlamentari per raggiungere la maggioranza.

La prossima settimana saranno convocate le nuove camere per la prima volta e da lì si comincerò a giocare a carte scoperte. Una cosa è certa: ci sarà da aspettare non poco per conoscere i volti del nuovo governo, con lo spettro di nuove elezioni che aleggia su Palazzo Chigi.

 

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Sergio Inferrera

Messinese, iscritto al corso di laurea in Economia all'Alma Mater Studiorum di Bologna, appassionato al mondo della politica, dell'economia e dello sport

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